SIMON SMERALDO

Simon Smeraldo (nome d’arte di Italo Davolio) è nato a Reggio Emilia. Dopo aver concluso gli studi classici ha frequentato la facoltà di Lettere e filosofia a Firenze, con indirizzo psicologico. I turbolenti anni ‘70 lo hanno visto sperimentare via via con il teatro d’avanguardia, la pittura, le manifestazioni politiche, la vita comunitaria in stile hippy e la scena alternativa psichedelica, i viaggi; anni formativi ricchi di letture, confronti sociali e approfondimenti culturali per approdare poi all’inserimento in un movimento umanitario internazionale. Nell’ambito di questa organizzazione ha vissuto in Sud America e nell’estremo oriente, svolgendo mansioni di traduzione e interpretariato, di incaricato di Pubbliche Relazioni, contribuendo alla produzione e diffusione di pubblicazioni e supporti audio-video educativi per l’infanzia, nonchè la realizzazione di spettacoli musicali come cantante e chitarrista. Terminata questa esperienza, si è dedicato alla scrittura e allo studio di varie discipline esoterico-spirituali, in particolare l’alchimia, e le correnti gnostico-ermetiche. Ha pubblicato nel 2011 un romanzo a sfondo storico-filosofico incentrato sulla figura di Pitagora “La lepre” edizioni, mentre nel 2016 una raccolta di racconti per Caosfera edizioni, dal titolo “Gli incantatori di serpenti – racconti per sfidare il buon senso”. Nel 2024 è stata pubblicata da Place book una sua silloge poetica dal titolo “Le voci di stupite visioni”. Vive a Gubbio, in Umbria.

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“Strana cosa, la vita: noi non la capiamo, ma essa ci prende per mano e ci conduce dove vuole lei. Noi, forse, per quegli scoscesi sentieri non ci saremmo mai avventurati, se non per un impulso un po’ folle, dando ascolto a quelle voci seducenti ma imperiose al tempo stesso, che sussurrano all’orecchio, con tono suadente e musicale. Sono voci antiche, come quelle degli eroi di un tempo passato, e ci incitano ad andare, a cercare, a spingerci un po’ più in là dei nostri limiti; a mordere la mela proibita del chissà dove, chissà quando, chissà che…” Simon Smeraldo